Con grande dispiacere quest'anno non potremo avere in campo con noi Sabrina Giovannoni, giocatrice di grande esperienza, da anni punto di riferimento della mischia e della squadra de Le Puma. L'emergenza Covid ed il regolamento le hanno negato la meritata festa di chiusura di una splendida carriera, ma sicuramente ritroveremo Sabrina in qualche altra veste, d'altronde come ha detto lei "la squadra è la mia seconda famiglia". Donna con la D maiuscola, mamma e rugbista, la nostra Sabrina, oggi le chiediamo di raccontarci la sua carriera e cosa è stato il rugby per lei in questi anni.
Sabrina, alla fine è arrivato il momento di appendere gli scarpini al chiodo. In Italia non si può giocare dopo aver compiuto i 42 anni, purtroppo l’emergenza COVID ti ha impedito di finire sul campo. Quanto è difficile smettere di giocare?
"Infinitamente... Non so trovare un’altra parola, anche perché l’emergenza ha fatto si di non poter giocare la mia ultima partita, ho giocato l'ultima volta a gennaio, prima della pausa per il Sei Nazioni e non sapevo che non sarei più potuta scendere in campo. E' stato davvero triste quando l'ho realizzato."
Tu hai cominciato a giocare con un gruppo di ragazze nel Valdisieve Rugby, qualche torneo di Beach Rugby poi sei approdata a Firenze: Coppa Italia con il Firenze 1931 ed infine la Serie A con le Medicee (sempre a Firenze), Dame Nere a Prato, per chiudere con tre anni nelle Puma a Campi Bisenzio, una carriera lunghissima, sempre in mischia. Cosa ti hanno lasciato questi anni, dagli inizi fino ad oggi?
"Ho un ricordo bellissimo del mio primo anno al Valdisieve rugby (oggi Le Sieci), la loro maglia, quella della mia prima esperienza, scendeva con me in campo ogni domenica, la indossavo sotto la maglia da gioco. Un rituale che voleva essere un ringraziamento perché quella è stata la mia prima famiglia.
Poi andai a Firenze, con il Firenze 31. Ricordo ancora la mia prima partita in Coppa Italia come fosse oggi, ero elettrizzata e spaventata al tempo stesso di mettermi nuovamente in gioco dopo 9 anni di inattività agonistica (facevo pattinaggio artistico prima di giocare a rugby) una grande emozione e una prima crescita.
Il progetto del VERO Rugby XV, un sogno che si realizzava, con i Medicei grazie alla nostra Dirigente Lucianella Biagini. Poi i vari cambi di società con le mie compagne sempre unite per portare avanti un progetto: lo sviluppo del rugby femminile in Toscana, anche sapendo che la mia corsa purtroppo sarebbe stata breve.
Infine la mia ultima maglia,la mia ultima casa a Campi Bisenzio che nel bene e nel male scendendo in campo con i miei limiti sia tecnici che fisici mi ha dato modo di dar sfogo alla mia passione. Ho sempre cercato di onorare tutte le maglie che ho indossato al meglio delle mie possibilità ."
Il ricordo più bello e quello più brutto di questi anni di rugby?
"Ho molti ricordi belli, sicuramente la mia prima meta in Serie A con le Dame Nere a Genova contro il Cogoleto, ma la cosa che non dimenticherò mai e che mi ha fatto fare tutti questi sacrifici (i tantissimi km percorsi, gestire un'attività in proprio, ma soprattutto l’essere mamma e conciliarlo con il rugby) è stato lo sguardo che le mie compagne avevano ogni volta che entravamo in campo. Ecco quello ha sempre rappresentato perfettamente il nostro spirito di sacrificio L'unione ed il sostegno ogni benedetta domenica che eravamo su quel rettangolo di gioco.
Il ricordo più bello e quello più brutto di questi anni di rugby?
"Ho molti ricordi belli, sicuramente la mia prima meta in Serie A con le Dame Nere a Genova contro il Cogoleto, ma la cosa che non dimenticherò mai e che mi ha fatto fare tutti questi sacrifici (i tantissimi km percorsi, gestire un'attività in proprio, ma soprattutto l’essere mamma e conciliarlo con il rugby) è stato lo sguardo che le mie compagne avevano ogni volta che entravamo in campo. Ecco quello ha sempre rappresentato perfettamente il nostro spirito di sacrificio L'unione ed il sostegno ogni benedetta domenica che eravamo su quel rettangolo di gioco.
Il mio ricordo più brutto è anche il mio rimpianto ovvero quello di non poter festeggiare e piangere con le mie compagne la fine della mia attività , so di per certo avrebbero fatto diventare quel momento qualcosa di magico."
Qual'è la partita che non dimenticherai mai?
"Non dimenticherò mai la partita a L'Aquila contro le Belve Neroverdi nel primo anno con Le Puma. Andammo a L'Aquila contate, praticamente senza cambi, ma lottammo fino alla fine come delle leonesse, pur sapendo che la nostra inferiorità era immensa. Perdemmo 29 - 5 uscendo dal campo tra gli applausi del pubblico di casa ed i complimenti delle avversarie. Emozioni impagabili."
Hai giocato con tantissime ragazze, un numero davvero ragguardevole di compagne. Ce n’è una preferita? Una che avresti voluto sempre in campo con te?
"Ovviamente tutte! Ognuna di loro ha rappresentato per me un punto di riferimento in ogni istante. Per me proprio questo è il rugby: sapere che ognuna di noi in quel momento è importante per l'altra. Questo ti fa crescere, ti fa capire quanto questo sport ancora ti faccia confidare nell’altro, valori che purtroppo nella vita oggi iniziano a vacillare.
Qual'è la partita che non dimenticherai mai?
"Non dimenticherò mai la partita a L'Aquila contro le Belve Neroverdi nel primo anno con Le Puma. Andammo a L'Aquila contate, praticamente senza cambi, ma lottammo fino alla fine come delle leonesse, pur sapendo che la nostra inferiorità era immensa. Perdemmo 29 - 5 uscendo dal campo tra gli applausi del pubblico di casa ed i complimenti delle avversarie. Emozioni impagabili."
Hai giocato con tantissime ragazze, un numero davvero ragguardevole di compagne. Ce n’è una preferita? Una che avresti voluto sempre in campo con te?
"Ovviamente tutte! Ognuna di loro ha rappresentato per me un punto di riferimento in ogni istante. Per me proprio questo è il rugby: sapere che ognuna di noi in quel momento è importante per l'altra. Questo ti fa crescere, ti fa capire quanto questo sport ancora ti faccia confidare nell’altro, valori che purtroppo nella vita oggi iniziano a vacillare.
Un ringraziamento particolare però va ad Eddy (Maria Edvige Longaron, nda), la mia tallonatrice, che in ogni mischia mi stringeva a se e mi guidava. Però così non vale mi commuovo... Poi ci sono tutte le altre: la Palu (Francesca Bitossi, nda), la Poli, la Guerra (Eleonora Guerrini, nda), la Zia (Stefania Stefani, nda), la Bruscoli, fino ad arrivare alle compagne più giovani. Meritano tutte, una per una, di avere un posto importante."
Naturalmente hai lavorato anche con tantissimi allenatori. Se li ricordi tutti, puoi dirci cosa ti ha trasmesso ognuno di loro?
"Devo ovviamente citarli tutti. Ho iniziato da “vecchia” a giocare per cui ognuno di loro ha avuto un ruolo importante. Inizio dal mio primo allenatore, Andrea Nocentini (lo Zio), che mi ha spiegato come era fatta la palla, con lui ho mosso i primi passi sul campo. Poi c'è stato Walter Lazzeri che insieme a tutti i ragazzi della seniores del Valdisieve Rugby (i Leoni) con tanta pazienza mi hanno insegnato quello che era lo spirito del rugby. Successivamente Giacomo Taiuti ed Orfeo Cintelli a Firenze che ci hanno guidato con dedizione fino ad approdare al rugby a XV. Infine Valter Nutini che con la sua grande preparazione mi ha allenato nelle Dame Nere a Prato per chiudere con Lorenzo Cirri con la sua grande passione per il gioco soprattutto al femminile che pur potendomi allenare poco, mi ha sempre dato sempre una grande fiducia."
Naturalmente hai lavorato anche con tantissimi allenatori. Se li ricordi tutti, puoi dirci cosa ti ha trasmesso ognuno di loro?
"Devo ovviamente citarli tutti. Ho iniziato da “vecchia” a giocare per cui ognuno di loro ha avuto un ruolo importante. Inizio dal mio primo allenatore, Andrea Nocentini (lo Zio), che mi ha spiegato come era fatta la palla, con lui ho mosso i primi passi sul campo. Poi c'è stato Walter Lazzeri che insieme a tutti i ragazzi della seniores del Valdisieve Rugby (i Leoni) con tanta pazienza mi hanno insegnato quello che era lo spirito del rugby. Successivamente Giacomo Taiuti ed Orfeo Cintelli a Firenze che ci hanno guidato con dedizione fino ad approdare al rugby a XV. Infine Valter Nutini che con la sua grande preparazione mi ha allenato nelle Dame Nere a Prato per chiudere con Lorenzo Cirri con la sua grande passione per il gioco soprattutto al femminile che pur potendomi allenare poco, mi ha sempre dato sempre una grande fiducia."
Raccontaci un aneddoto legato alla tua carriera.
"Guarda non saprei sceglierne uno, sono tutti ricordi bellissimi."
Cosa farai adesso? Rimarrai in qualche modo nel mondo del rugby?
"Sinceramente, non lo so, proverò a stare con le mie compagne. Non riuscirei a star lontana da loro, la squadra è la mia seconda famiglia."
Cosa diresti ad una giovane giocatrice che gioca nel tuo ruolo?
"Le direi che solo con la passione e lo spirito di sacrificio si può vivere pienamente il rugby e sopravvivere in quelle meravigliose mischie".
Manda un messaggio alle tue compagne per la prossima stagione.
"Sinceramente, non lo so, proverò a stare con le mie compagne. Non riuscirei a star lontana da loro, la squadra è la mia seconda famiglia."
Cosa diresti ad una giovane giocatrice che gioca nel tuo ruolo?
"Le direi che solo con la passione e lo spirito di sacrificio si può vivere pienamente il rugby e sopravvivere in quelle meravigliose mischie".
Manda un messaggio alle tue compagne per la prossima stagione.
"Vorrei solo che le mie compagne continuassero a divertirsi sul campo e perché no a vincere sempre di più!"
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